Nato a Legnano
(Milano) il 30 aprile 1919, morto a Mese (Sondrio) il 7
gennaio 1987.
Di 17 anni più
giovane di Carlo, il più giovane dei fratelli Venegoni
trascorre l'infanzia a Legnano negli anni durissimi
dell'affermazione del regime, mentre i fratelli sono in
carcere, e la famiglia è sottoposta a una severissima
vigilanza. Gli arresti, i pestaggi, le perquisizioni
sono la regola in casa Venegoni, ed è soprattutto la
mamma, Angela, a sostenere il peso dello scontro
quotidiano con i fascisti. Anche Guido entra
giovanissimo in fabbrica, ma le condizioni di vita della
famiglia rimangono ugualmente più che precarie.
Trattenuto per
diversi anni sotto le armi, resta prima a Torino e poi a
Gardone Valtrompia come operaio militarizzato in alcune
fabbriche di armamenti. Di qui tiene una fitta
corrispondenza con i fratelli maggiori che ritrova a
Legnano solo dopo l'8 settembre, quando abbandona il
proprio reparto a Torino ed entra nelle fila della
Resistenza. Nel Pci dal 1943, dopo diversi mesi di
operazioni nell'Alto Milanese è trasferito nel
Vimercatese, e nominato responsabile politico delle
Garibaldi Sap. Catturato 1'11 novembre 1944 a
Vimercate e portato a
Legnano per esservi pubblicamente fucilato, si salva per
l'indignazione popolare suscitata dall'assassinio di Mauro, avvenuto pochi giorni prima. Fortunosamente
tornato in libertà, continua la lotta nella 181'
Brigata Garibaldi. Nel maggio 1945 parte
avventurosamente con una macchina alla ricerca del
fratello Pierino,
che sa liberato da un Lager nazista: lo trova a Verona e
torna con lui a Legnano il 7 maggio. Dopo la guerra è segretario della
Camera del lavoro di Legnano, prima di andare alla CGIL
a Roma.
In seguito, dall'estate 1949 all'inizio del 1952, è segretario della Camera del lavoro
e consigliere comunale a Vicenza (su questa esperienza,
vedi un estratto
dai Quaderni del Centenario, n. 3/2002:
file PDF, 371 Kb).
Dopo Vicenza guida la Camera del
Lavoro di Bergamo fino al 1955. Quindi è a Milano, alla guida del sindacato
dei tessili prima (1956-1960) e dei metalmeccanici
poi (1961-1963). Entra quindi nella
segreteria provinciale, e nel 1969, alla vigilia dell'"autunno
caldo" è chiamato alla testa della Camera del lavoro di
Milano. In questa veste partecipa attivamente alla
proclamazione dello sciopero generale in occasione dei
funerali delle vittime di Piazza Fontana, e schiera il
movimento sindacale milanese in prima fila contro il
terrorismo e la strategia della tensione. Dal 1972 al
1980 è deputato al Parlamento.
In seguito si ritira a Mese, paesino della Valtellina, dove muore il 7 gennaio
1987. |